L’ennesima tragedia annunciata?

Al di là dei rischi…

Al netto del fattore rischio, che ogni sport presuppone…

Occorre prendere atto che non solo il clima è cambiato…

Ma che certe pratiche, certi percorsi, certe avventure così come si facevano qualche decennio fa non sono più fattibili…

Ce ne dobbiamo rendere conto noi…

Se ne devono rendere conto tutti coloro che gestiscono certe “attrazioni” che attrazioni non lo sono più…
Non conosco la Marmolada…

Ma non mi serve conoscerla…

Avete presente quando si discute di anticiclone delle Azzorre e anticiclone Subtropicale…

Sono due strutture che hanno caratteristiche molto diverse fra loro…

La perseveranza alle nostre latitudini dell’anticiclone Subtropicale in luogo di quello delle Azzorre, crea i peggiori effetti soprattutto in quota…

Vi mostro due mappe…

Sono riferite a questa notte…

Nella prima si vede perfettamente l’enorme pallone anticiclonico, quello delle Azzorre, stagliarsi in mezzo all’Oceano Atlantico e che prova ad allungare, proprio come accadeva un centinaio di anni fa, la sua influenza verso la parte occidentale del continente europeo…

Nella seconda potete osservare le temperature dei due anticicloni a circa 1500 metri di quota…

Possono raggiungere anche 12/14°C di differenza…

Ovviamente, la differenza termica al suolo non è e non può essere così rilevante, perché terra ferma e superfici marine si riscaldano principalmente per l’influenza dei raggi solari e non per le differenti temperature in quota…

Molto diverso, invece, ciò che accade sulle nostre Alpi…

Che subiscono, ormai da decenni, l’invadenza sempre più frequente di un anticiclone che ha la terribile caratteristica di essere molto caldo anche in quota…

Ricordate gli oltre 20 gradi a cavallo di Capodanno a oltre mille metri di quota?

C’era l’anticiclone africano…

Non quello delle Azzorre…

E l’aria, nei due anticicloni, è talmente differente da un punto di vista termico che anche la pressione al suolo ne risente…

Con l’anticiclone africano (aria calda e quindi più leggera a tutte le quote) si fa fatica a superare la soglia dei 1015/1020 millibar…

Con l’anticiclone delle Azzorre (aria in quota più fredda e dunque più pesante) si possono raggiungere valori anche superiori ai 1035 millibar…

Gli assetti sono cambiati…

E le medie fregano…

Se è vero che il pianeta mette in riga aumenti nell’ordine del grado in più ogni anno, ci sono ovviamente zone dove addirittura potrebbe persino fare più freddo rispetto a prima, ma zone dove l’aumento termico, proprio in virtù di dinamiche differenti possono essere notevolissime…

E in quota, questo meccanismo, è ancora più esasperato…

Impossibile non accorgersi di cosa stia avvenendo…

Impossibile non accorgersi della condizione drammatica in cui versano i nostri ghiacciai almeno da una trentina d’anni a questa parte…

Vorrei sbagliarmi, per davvero, ma ho come l’impressione che il fermo covid abbia tappato la vista e il cervello di chi organizza questi viaggi della morte…

Non pubblico il video per rispetto delle vittime…

Mi limito alle due mappe…

Con l’Azzorre che a circa 1500 metri di quota oscilla fra 8 e 12 gradi mentre l’Africa raggiunge valori compresi fra 18 e 24 gradi in tutta l’area mediterranea…

Forse più esaustive, certamente più lungimiranti…

Ari-sigh

Vita dura per le ciclabili…

Mi è bastato leggere un articolo…

Qualche giorno fa, quasi al volo…

E qualche decina di commenti…

Non di più…

Oggi saranno già centinaia, forse migliaia…

Ma mi è bastato leggerne una manciata…

Un viale di Genova, Brigate Partigiane, e la sua nuova ciclabile…

Via le macchine, anzi no via le aiuole, anzi no via i posteggi, anzi no via le biciclette…

Ma chi le usa le ciclabili…

E mentre ci scanniamo tra di noi, un pezzo alla volta, senza nemmeno che ce ne accorgiamo, ci portano via un pezzo di città, anzi no, scusate, ci portano via un pezzo di futuro…

E senza che ce ne accorgiamo, ci sembra tutto normale…

Come quando coprivano il Bisagno negli anni ’30, come quando costruivano scriteriatamente negli anni ’60…

Ho qui l’Atlante dell’istituto geografico De Agostini…

Quello della mia comunione, stampato nel 1980…

Leggo…

Genova, ottocentotredicimila e duecentocinquantasei abitanti…

Prima dell’anno 2000 saremo un milione…

Ci dicevano…

Oggi siamo poco più di 560mila…

Abbiamo perso oltre 250mila abitanti…

Provando a fare i conti della serva, ogni giorno siamo mediamente 16 persone in meno…

Cazzo, dovremmo stare meglio…

Più spazi, più servizi, più comodi, meno intasati e tutto decisamente più salubre, più vivibile…

Più paese e meno città, meno metropoli…

E invece stiamo peggio…

Meno spazi, meno servizi, meno comodi, più intasati, e tutto decisamente meno salubre e meno vivibile…

Non c’è una sola area dismessa, di quelle che 30, 40 o 50 anni fa ci sembrava normale, ci sembrava utile, e magari lo è anche stata, in nome del lavoro, che venga riconvertita in area pubblica, verde o green come va di moda chiamarla oggi…

Aree commerciali per gente che non c’è più…

Duecentocinquantamila abitanti in meno…

Chiudono i negozi, le banche, gli uffici postali, persino le scuole…

E non appena si libera un’area, si libera uno spazio, si apre un’occasione, è subito gara, anzi è subito asta alla concessione, all’incasso…

Mica al futuro…

Bisogna fare più figli, bisogna ripopolare la città…

Ci dicono…

Forse per allattarli alla basko, popparli alla coop, svezzarli al bricoman, e farli giocare all’esselunga…

Rigorosamente in auto, incolonnati uno ad uno, perché si sa, Genova e la Liguria non è terra per ciclisti e per pedoni…

Se non hai la macchina dove vuoi andare…

Ci dicono…

Abbiamo permesso che pennellassero la città di rosso, così, a cazzo…

Con ciclabili da roulette russa, in mezzo alle corsie degli autobus, incastonate tra i parcheggi delle auto e la sede stradale di percorrenza…

Si narra che fummo quasi obbligati…

C’era una pioggia di soldi che arrivava dall’Europa…

Po’ esse…

Ora però ci vuole un grande progetto…

Non una strada, un viale, un marciapiede…

Non un pezzo di città o un pezzo di Liguria…

Non c’è più spazio per la siderurgia, la metallurgia, non esiste più il triangolo industriale, quello del boom economico, quello che giustificava ogni cosa e che ha giustificato anche ogni nefandezza…

Quello per cui tutto ci sembrava normale, giusto e necessario…

A me piace sognare…

Da eterno insoddisfatto quale sono…

E sogno una Liguria completamente calpestabile in bicicletta, o a piedi, perché no…

Da Ventimiglia a Sarzana, passando per le città, per i paesi che si affacciano al mare, per le scogliere che disegnano le nostre coste, in un unico lunghissimo e meraviglioso tapis roulant arricchito di ostelli, di punti ristoro, piccole officine artigianali e un nuovo concetto di vivere la nostra terra…

Sogno una città che apra i suoi spazi, che non perda l’occasione per creare verde godibile e fruibile…

Sogno una città che metta al primo posto una viabilità alternativa e sicura, che metta in collegamento le sue vallate con un centro cittadino finalmente libero e calpestabile…

Sogno una città che venga attraversata da quel tapis roulant che deve essere steso senza soluzione di continuità dal confine dei senza bidè al confine dei senza c…

Per sradicare i nostri figli e i figli dei nostri figli dai divani e dai cellulari…

Per dare nuove opportunità, per creare una mentalità diversa, abitudini diverse e stili di vita completamente diversi…

Perché se costruiamo più strade avremo semplicemente più traffico…

E le città, così come le abbiamo concepite sessant’anni fa, in una terra come casa Liguria non hanno più senso di esistere…

Pensateci…

E se oggi fossimo davvero un milione di abitanti?

Esattamente il doppio di quanti siamo…

Se porto, Italsider e tutto il loro indotto non avessero subito il declino a cui abbiamo assistito, quanto saremmo cresciuti ancora, quanto avremmo dovuto costruire ancora…

Nuove strade, nuove colline sventrate…

Staremmo davvero qui a scannarci se la ciclabile di viale Brigate Partigiane è meglio farla a destra, a sinistra, al centro, sopra o sotto il marciapiede, prima o dopo i parcheggi?

Genova…

Con le sue meravigliose vallate trasformate nel cestino della spazzatura di tutta la città…

Aree dismesse che vengono rigorosamente e immediatamente trasformate in aree commerciali o in nuove abitazioni per gente che non c’è più…

Lo so, vado controcorrente…

Penso all’ex mercato della frutta…

E’ stato il mio primo lavoro…

Appena uscito dalla maturità, mi sono inventato besagnino…

Lì dentro ci entravo alle 2 di notte, per scegliere i migliori prodotti della terra per rivenderli al mercato…

Oggi, a distanza di trent’anni, ci andiamo a prendere l’aperitivo o a consumare una pizza…

Perché un mega parco giochi, qualche albero e un campetto facevano brutto…

E bisogna manutenerli…

Invece i ragazzi col cellulare a casa, stravaccati sul divano e sui loro letti non costano nulla…

Perché un parcheggio per liberare il marciapiede centrale e accompagnare pedoni e ciclabile dai quartieri interni verso quella ciclabile a mare che dovrebbe attraversare tutta la Liguria, città comprese, non fanno quella metropoli del consumismo a cui vogliamo a tutti i costi assomigliare…

Lo spritz prima di tutto…

Perché i posti dove consumarlo mancavano…

I ragazzi, invece, a casa, che fuori è pericoloso…

Però devo dire la verità, la nuova caserma di Molassana è molto bella…

Sigh…

Una poltrona per due…

Ogni tanto divago, lo sapete…

Così, per il gusto di fare della facile demagogia…

Ma cazzo, ve ne siete accorti che in meno di 24 ore, dalla sera alla mattina, ci han rubato 10 centesimi in più alla pompa di benzina?

Almeno una volta, per fare speculazione, rubavano il report segreto del concentrato di succo d’arancia congelato…

Winthorpe e Valentine se lo giocavano in borsa e diventavano ricchi inculando i fratelli Duke…

Ora, invece, ce la fanno spudoratamente sotto il naso…

Una sera qualsiasi di fine maggio dichiarano l’embargo del petrolio russo…

Mica subito però, a gennaio 2023…

E il giorno dopo, ogni pieno ci sta già costando 5 euro in più…

Alla faccia dei Futures…

Poi, però, aboliamo (stra)giustamente la plastica ove possibile…

Al bando bicchieri, piatti e cannucce…

Solo di materiale compostabile, che dura un cazzo e costa il triplo…

E mi domando, ma è un’economia in funzione di chi e di cosa?

Non vi sentite anche voi un po’ come i fratelli Duke?

O sono io che son diventato improvvisamente troppo complottista?

Vabbè, torno al meteo e alla mia amata Madre Natura, che è meglio…

Ciao Achille…

Non so davvero da dove cominciare…

Oggi, nella sua Sanremo, se n’è andato un amico…

Non un pezzo, ma un pilastro della meteorologia di casa nostra…

Duro, tenace, maledettamente permaloso, ma straordinariamente competente e altruista…

Sempre disponibile…

Abbiamo condiviso un percorso lungo vent’anni…

Fatto di passione pura, limpida, cristallina…

Sei stato il mio maestro…

In tutto…

Sei stato un comunicatore sempre fuori dagli schemi…

Mai cattedratico, mai scontato…

Mi hai insegnato che saper comunicare poche cose è mille volte meglio che conoscere tutto e non saperlo raccontare…

Abbiamo combattuto insieme mille battaglie…

Sistema compreso…

Prima di me, prima di tutti, e contro tutti…

Quando ancora, unica in Italia, regione Liguria si ostinava a codificare le allerte in numeri, portavi avanti il tuo credo, le tue convinzioni, la necessità di utilizzare i colori per meglio identificare gli stati di pericolo per gli eventi estremi…

Lo hanno fatto…

Un secolo dopo…

E sono riusciti a farlo nel peggiore dei modi…

Ma è sempre stato così…

Ciò che per noi era preistoria, per loro era fantascienza…

Ma non hai mai mollato…

E mai ti sei piegato al sistema…

La tua gente ti amava proprio per questo…

Io ti ho amato proprio per questo…

Avrei da raccontare mille episodi, una vita intera a guadare le nuvole, il tuo mare, a fare previsioni, ad andare insieme nelle scuole ad insegnare ai bambini le magnificenze di Madre Natura…

Ci siamo conosciuti vent’anni fa…

In un forum di meteo appassionati…

Il mio nick era jeykappa…

E dopo vent’anni mi chiamavi ancora così…

In pubblico, al telefono, ovunque…

Mi porto dentro momenti indimenticabili…

Come l’incredibile convegno organizzato nel 2009 nella splendida cornice del casinò della tua Sanremo, con Giuliacci figlio e l’immenso Guido Caroselli…

E quella sera, la cena tutti insieme…

Quel ristorante trasudava di passione…

Ed io, ospite privilegiato, al tavolo con il compianto Gallino, previsore di arpal e Caroselli, ultimo capitano della straordinaria stirpe dei meteorologi di Aeronautica Militare, che sostituì Edmondo Bernacca, rimasi incantato da tanto sapere, da tanta umiltà, da tanta passione…

Un regalo che non dimenticherò mai…

Come quando, quella volta, sbagliasti clamorosamente la previsione…

Eri socio onorario di limet e previsore aggiunto ad una squadra straordinaria…

Mi presi io la responsabilità di chiamarti…

Kiki, cazzo, hai messo neve ovunque…

E tu, che mi conoscevi bene, e sapevi quanto bene ti volessi, ti sei fatto correggere quel bollettino, quei simboli, ammettendo che ti eri fatto prendere un po’ la mano…

Genuino, ruspante con un amore grande, immenso…

Ed è per questo che ogni volta che mi hai chiamato ho risposto sempre all’appello…

Come nell’agosto del 2020…

In pieno agosto, proponendomi l’ennesima tua follia meteorologica…

Che tempo farà a Natale?

Io, te e Giovanni, tuo erede naturale in quel ponentissimo che proprio oggi gode di quello Scudo Spaziale che mille e mille volte hai saputo raccontare e prevedere alla tua gente…

E ti voglio ricordare così, con quella foto di appena un anno e mezzo fa…

Io, te e Giovanni…

Perché anche per te, la meteorologia era prima di tutto condivisione e mai competizione…

Mancherai cazzo, mancherai come il pane…

E mancherai terribilmente anche a me…

Ciao Achille… ❤️

JK

Osservo, prevedo, allerto… si, può, fareeeee!!!!

Lo potrebbero testimoniare praticamente tutti…
Tutti coloro che hanno avuto la fortuna, o la sfortuna, di incrociarmi durante il mio lungo percorso in prima linea…
Divulgazione, allertamento, comunicazione, e soprattutto condivisione…
Tutti temi a me cari e che per quasi un ventennio di attività volontaristica in ambito meteorologico ho cercato di portare avanti…
In tutti i settori…
Quelli amatoriali, quelli del volontariato e quelli istituzionali…
E la franchezza e la forza delle proprie idee, in un certo senso hanno sempre un prezzo…
Scontri epici in regione, in arpal, in comune, persino tra noi stessi appassionati…
L’unione fa e da la forza, ci insegnano sin da piccoli…
Poi, da adulti, mentre lo insegniamo ai nostri figli, diventiamo iper competitivi, egocentrici o ancora peggio, chiusi ed ottusi dietro a barricate invalicabili…
Ricordo come fosse ieri…
Ma son passati un sacco di anni oramai…
Assessore alla protezione civile regionale era la dott.ssa Briano…
“Saffioti, lei mi chiede i dati in tempo reale, ma noi non siamo d’accordo, si rischia di generare il panico tra la gente”
E di scontri così se ne susseguirono altri…
Per molti anni…
Convinto delle e nelle mie idee abbandonai persino la mia creatura, costruita mattone dopo mattone con tanti amici…
Il mio sogno era quello di costruire un’unica grande casa…
Istituzioni e cittadini appassionati…
Tutti insieme per remare nella stessa direzione…
Divulgazione, osservazione, previsione, prevenzione, comunicazione e allertamento…
Ho fallito…
Ma non del tutto…
Per tutta questa gente sono diventato, mio malgrado, un competitor…
Mica una fonte…
E qualcosa ha cominciato a muoversi…
Guai a pronunciare il mio nome nelle stanze segrete di questa o quella organizzazione…
Blasfemia…
E pensate che la stessa cosa accade anche tra di loro…
Che sia limet, liguriameteo, meteolanterna, tanto per citare i più comuni e i più diffusi…
Ognuno per la sua strada…
Senza mai un progetto comune…
Ma qualcosa lentamente sta cambiando…
Molto lentamente…
E in fondo, inconsapevoli e ignari, molto merito è anche il vostro…
Il vostro gradimento verso una comunicazione un po’ fuori dagli schemi e un po’ poco convenzionale li ha fatti cadere dalla sedia…
Io non l’ho mai nascosto…
Osservo, leggo e mi confronto con ogni fonte…
Ma soprattutto utilizzo ogni fonte disponibile…
E’ il bello della rete, della condivisione dei dati…
E non lo nascondo…
Mi avete chiesto cosa ne penso dell’app Meteo 3R
Scaricatela…
Come l’ho scaricata io…
Come ho scaricato quella di limet, di meteolanterna e altre ancora…
Condivisione e confronto…
Certo, non basta un’app per fare resilienza…
Non basta un’app per fare divulgazione…
Non basta un’app per sostituirci all’insegnamento scolastico…
E non basta un’app per salvarci la vita…
Ma finalmente, dopo tanti anni lo hanno capito…
I dati di quelle centraline, pagati e finanziati anche con le nostre tasse, devono essere divulgati nel modo più accessibile possibile, più comprensibile possibile…
E soprattutto ci devono essere dati in pasto rigorosamente in tempo reale…
Fondamentale è che non venga vissuto come un punto di arrivo ma come un primo passo di un lungo percorso che le istituzioni devono fare per gestire al meglio tutto ciò che gira intorno alla meteorologia e alla gestione delle emergenze…
Perché come è troppo spesso accaduto, mentre voi scaricate l’app, loro scaricano le loro responsabilità…
A stasse, che ho un risotto ai funghi da far andare a fuoco lento…
Suar

Scusi, chi ha fatto palo?

Ormai il lavoro principale di ogni giorno non è più la propria professione…

Classeviva, classemorta, classecosìcosì, scuola attiva, scuola passiva, bacheca, valutazioni, note, assenze, ritardi, prenota colloqui, al telefono, a distanza, in presenza, di nascosto, al night, al mercato, in videochat, in pornochat, in sexyshop…

Ahhhh, le chat…

Chat di scuola, chat di volley, scarica avviso, scarica certificato, scarica green pass, scarica modulo, stampa, corri, compila, invia, consegna, controlla…

L’avviso di sciopero, c’è, non c’è, lo fanno, non lo fanno, si ma c’è un positivo, ma non basta, ce ne vogliono almeno tre, si ma io faccio il tampone, io no, dura due giorni, cazzo bisogna avvertire, si ma la scuola cos’ha deciso, boh, non lo so, decideranno, maledetti, benedetti, l’importante è che stia bene…

Cazzo, mi trilla l’altra chat, allenamento saltato, forse, anzi no, spostato, anticipato, no scusate ritardato, prego confermare presenza, assenza, se avete mangiato, ruttato, pisciato e cagato…

Dimenticavo, le convocazioni per sabato e quelle per domenica, prego confermare presenza, assenza, se avete mangiato, ruttato, pisciato e cagato…
Si ma cè posto solo per 10 genitori, prenotatevi, ma come, anche qui, echecazzo…

Ahhhh, le prenotazioni…

Prenota terza dose per il nonno, la seconda per la grande, la prima per la piccola e per la zia no vax…

La visita dal dentista, dal pediatra, dall’oculista, si ma c’ha anche l’acne, i nei e una verruca, prenota anche il dermatologo, prenota il papilloma, nel dubbio prenota anche un paio tamponi…
Presto, scarica il modulo, quello nuovo, mi raccomando…

Assenza per covid, per non covid, per malattia normale, subnormale, anormale, paranormale…

Compila, invia, leggi, firma, con la penna, con il sangue, ma solo se hai il green pass, sei vaccinato, hai fatto il covid e hai un tampone negativo da meno di 48 ore…

Il tutto moltiplicato per due…

Vabbè, dai, è venerdì…

Ah no, stasera gioca…

Alle 21, a 50 km da casa…

Fuori regione…

Mi sento un po’ come Fantozzi la sera di Italia-Inghilterra…

Scusi, chi ha fatto palo?

Boh, sarà l’alta pressione…

Sipario…

Le previsioni dei cachi…

Non tutti lo sanno, ma un tempo, i contadini, usavano i cachi, anzi, i semi del caco per prepararsi all’inverno…

Infatti, dentro i semi dei cachi si trovano delle meravigliose posate in miniatura, e a seconda del seme, possiamo trovare una forchetta, un cucchiaio o un coltello…

Anche se, purtroppo, come sta avvenendo per altri frutti, la selezione degli ultimi anni ha puntato a produrre qualità prive di semi, diventati rari da trovare…

Ma dal momento che la maturazione e quindi la raccolta di questo frutto avviene fra ottobre e dicembre, la credenza popolare, tramandata per molti secoli, ha attribuito alle posate trovate all’interno del seme il simpatico compito di prevedere come sarà l’inverno…

Per trovare le posate dobbiamo tagliare a metà il seme per il lungo, aiutandoci con un coltello, e immediatamente ci apparirà il tipo di posata che il nostro seme celava al suo interno…

Ma come interpretarla?

Facile ragazzi, facilissimo…

Il cucchiaio significa che arriverà tanta neve da spalare.

La forchetta indica un inverno mite, senza gelo particolare.

Il coltello è segno di freddo tagliente.

Se ne trovate uno potete coinvolgere i bambini e spiegare loro che quella posata non è altro che il germoglio e la sua forma cambia in funzione del suo stadio di preparazione a uscire ed emettere le prime foglie.

Quindi il nostro coltello, forchettina o cucchiaino non è altro che la giovanissima pianta di cachi, non ancora nata e protetta dal tegumento del seme.
E il colore bianco è dovuto al fatto che il germoglio sta chiuso al buio, e che una volta germogliato, grazie alla fotosintesi clorofilliana diventerà il verde a cui siamo abituati.

Perché questo racconto?

Perché proprio l’altro giorno, col mio amico meteorologo in AM abbiamo giocato a fare una previsione all’antica…

E abbiamo trovato un meraviglioso cucchiaio… ❤

Bonnuì ❤

 

Papà, ma noi ci siamo passati 2 giorni prima vero?

Ci sono giornate in cui scrivere di meteo, scherzare o fare semplice ironia è tutt’altro che semplice…

Ci sono giornate in cui ci pensano le mie figlie a ricordarmi la tragedia.

A volte con un incubo, perché quel ponte maledetto se lo sognano ancora…

A volte quando non riesco a distrarle e passiamo sotto il viadotto che attraversa la Valbisagno…

O su per l’A6, quando volgendo lo sguardo verso l’autostrada che sale o che scende in senso contrario dall’altra parte del versante montuoso mi fanno sempre la solita domanda, sperando ogni volta in una risposta diversa…

“Pà, ma noi passiamo (o siamo passati) da quel ponte?”

A volte basta distrarle, a volte no.

A volte mai.

Come andare dai nonni a Sampierdarena…

Il tempo di uscire dalla galleria, avvicinare lo svincolo maledetto, passarci accanto e…

Improvvisamente il silenzio…

Me la ricordo la prima volta…

Era la fine di settembre e si stava parlando, chiacchierando quasi spensierati, con la musica a farci compagnia…

Ma improvvisamente fu il silenzio e il gelo.
Otto anni la piccola, undici la grande.

Si voltarono in direzione del ponte, non dissero nulla per 10, 15, forse 20 lunghissimi e interminabili secondi…

La musica andava ma era come fosse spenta…

Ripresero a parlare, esattamente dal punto in cui si erano interrotte appena fuori l’ultima galleria, alla vista rassicurante del casello di uscita…

Quel giorno trovai il coraggio per portarle sulla collina di Belvedere, versante Polcevera.

Fu la prima volta per me da così vicino, fu la prima volta per loro…

“Papà, ma noi ci siamo passati 2 giorni prima vero?”

Da quel giorno, da quella vista consapevole del disastro e della tragedia, quei 15 secondi di tratto autostradale si percorrono ogni volta in rigoroso e quasi surreale silenzio qualsiasi cosa si stia facendo in quel momento…

E a distanza di un anno Genova e la Liguria pagano ancora un prezzo altissimo.

Gente che ha dimezzato i movimenti, gente che non prende più l’autostrada e gente, come me, che aspetta risposte per tutto ciò che è ancora in piedi e che forse, a parità di vecchiaia, incute lo stesso timore di quel ponte maledetto…

Dovremmo esigere un bollino di certificazione, di garanzia e di agibilità per ogni cazzo di ponte che siamo costretti ad attraversare o a passarci sotto ogni sacro santo giorno…

Dallo Stato, dall’esercito, dai Vigili del Fuoco, dal Genio Civile e da chiunque sia in grado di dirci, state tranquilli, qui abbiamo controllato con dovizia e come farebbe un buon padre di famiglia e per i prossimi 5 anni puoi passarci te e puoi farci passare tutta la tua famiglia…

E invece, ad ogni calcinaccio, vero o presunto, scatta l’allarme, la paura, la fobia…

Perché un ponte che cade non è un terremoto.
Perché un cazzo di ponte che cade non è la natura che si muove, che sbadiglia o che pulsa, un ponte che cade è un omicidio, è un maledetto cazzo di omicidio…

E in tutto questo disastro, in questa immensa tragedia, che a volte sembra sia abbia voglia di farla passare sotto silenzio, come una terribile ferita che fa male, abbiamo perso un’occasione che non si ripeterà più.

Trovare il coraggio per trasformare finalmente Genova.

Usare le risorse per trasformare una città vecchia, spenta e in perenne declino in una città innovativa e protesa ad un’organizzazione urbanistica e attrattiva da nord Europa, e ne avrebbe anche la vocazione…

Invece fra un paio d’anni avremo solamente un ponte nuovo che unirà due parti di una mela sempre più deteriorata…

Il mondo pallonaro

Il mondo pallonaro - Il meteorologo ignorante

Quanto sia diventato critico nei confronti del mondo pallonaro lo sanno anche i sassi.
E ho smesso ormai da tempo di commentare qualsiasi cosa riguardi quel mondo.
Ho seguito in debito silenzio la morte di un uomo di 31 anni per il semplice fatto che purtroppo so cosa possa significare perdere un marito un amico un compagno un figlio un parente e un padre a quell’età.

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