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Genova è morta prima del ponte…

Genova è morta prima del ponte, non facciamoci illusioni!

Come un malato terminale, con il crollo del ponte Morandi, è stato come staccare la spina che la teneva in vita si, ma in uno stato vegetativo ormai da anni…

Quante medaglie al valore dovremo appuntarci ancora sul petto? Dopo il G8, le alluvioni, ora un’intero pezzo di autostrada che si sbriciola portandosi via 43 persone innocenti e un pezzo di ognuno di noi, per sempre.
Contava 813.256 abitanti la nostra cara Genova, almeno così recita ancora il mio caro vecchio “ATLANTE GEOGRAFICO METODICO” della De Agostini stampato nel 1980 sul quale studiavo geografia alle elementari prima e alle medie subito dopo.

Siamo 580mila, con un decremento demografico medio pari a circa 16 abitanti al giorno.

Ogni giorno, ogni mattina, Genova si sveglia in media con 16 abitanti in meno da circa quarant’anni. E oggi, dopo quarant’anni, ci svegliamo dal torpore e scopriamo che un ponte costruito male, e gestito peggio, può mettere definitivamente in ginocchio un’intera città.

Capisco i proclami politici e propagandistici di chi poi deve andare a raccattare i voti. Ma noi genovesi occorre che la smettiamo di bearci di ciò che non è.

Genova è semplicemente un agglomerato di cemento, edificato in tempi di speculazione edilizia e devastazione territoriale che non ha saputo progettare il suo futuro e che non ha neppure imparato dalle proprie tragedie, dalle alluvioni, da quei morti che avrebbero dovuto insegnare qualcosa e invece, pace alle loro anime, dal 1970 in poi, da quella prima tragica alluvione contemporanea sino ad arrivare a quella del 9 ottobre del 2014, non ci hanno insegnato nulla.

Siamo 240mila persone in meno. Un terzo di città se n’è andato via. Morto o migrato. Non c’è più. E non saranno certo due proclami in tv o su un palco a cambiare le cose.
Siamo 240mila persone in meno, ma si continua a gettare cemento intorno ai nostri fiumi, quelli che abbiamo tappato quando era possibile tappare, o arginato addirittura con i muri delle nostre case quando ci è stato consentito di farlo.

Abbiamo sfidato la natura, la terra, un luogo ospitale solo a patto che si rispettassero le sue leggi, quelle “naturalmente naturali”. E invece, dopo 3 alluvioni in 5 anni abbiamo aggiunto altro cemento, altri centri commerciali, altri parcheggi, altre case per gente che non c’è.

E a nulla serviranno le povere 43 vittime che amiamo ricordare ad ogni sospiro, perchè anche questa volta Genova perderà l’occasione di guardare al proprio futuro.

Ci vuole un ponte presto e subito. Dicono. E lo capisco.

Ma ci vuole un progetto nuovo di città. Non 500 metri di ciclabile in via XX Settembre che per farla ti ci devi calare con l’elicottero e rischiare la vita schiacciato da un autobus.

Mobilità alternativa significa approfittare di una tragedia per rimodulare non solo una città, ma un’intera regione che non ha bisogno di altro cemento. Siamo montagne che si affacciano sul mare. E siamo torrenti impetuosi che attraversano le nostre città.

E non fatevi ingannare dal clima estivo, perchè l’autunno arriva sempre, e molto spesso ci ricorda che Genova è più pericolosa che bella…

Lo so, ignorante e impopolare…

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